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Caratterizzata da una sintomatologia particolarmente dolorosa localizzata in sede inguinale o pubica, la pubalgia o sindrome retto adduttoria, è un disturbo piuttosto frequente che spesso si irradia anche all’interno delle cosce.

La Sindrome Retto Adduttoria

Nel mondo sportivo è conosciuta come pubalgia, in ambito scientifico si chiama Sindrome Retto Adduttoria, ad ogni modo rappresenta una bestia nera per molti sportivi.

La Sindrome Retto Adduttoria rientra in quelle patologie dette da “sovraccarico” che provoca una infiammazione muscolo-tendinea che coinvolge muscoli adduttori, retti, obliqui e trasversi addominali, pettineo e piramidale. Il termine medico di questa condizione infiammatoria è “mioentesite”.

In parole semplici, la pubalgia si manifesta con un dolore costante all’interno della coscia nella zona del pube.

Secondo le più recenti linee guida, sarebbero oltre 70 i fattori eziologici che stanno alla base della malattia, che viene classificata in 3 differenti tipologie:

  • Tendinopatia inserzionale;
  • Sindrome sinfisiaria;
  • Sindrome del retto addominale.

Tendinopatia inserzionale

La pubalgia si manifesta come una tendinopatia inserzionale quando è generata da una serie di microtraumi che interessano gli adduttori della coscia e i muscoli addominali.

Sindrome sinfisaria

È una tipologia di pubalgia rappresentata da un parziale cedimento della sinfisi pubica causata da frequenti microtraumi, con conseguente alterazione dell’equilibrio del bacino.

Sindrome del retto addominale

Si verifica a seguito di una forte tensione dei muscoli addominali nel caso in cui provochi una fissurazione della fascia superficiale con stiramento e compressione del nervo perforante.

Pubalgia e sport

pubalgia-SPORT

La pubalgia è un problema che colpisce soprattutto chi pratica sport. Soprattutto in questi casi è assolutamente necessario risalire alla causa e rimuoverla perché in caso contrario, la patologia potrebbe degenerare in cronica. Lo stato cronico della pubalgia impedirebbe di fatto, di praticare qualsiasi sport a livello agonistico o dilettantistico.

Andando nello specifico chi pratica calcio o futsal è il più soggetto in assoluto, proprio per il tipo di gesti atletici come gli scatti, i dribbling, i cambi di direzione, i contrasti e i tiri in porta. Sono altresì soggetti all’insorgere della pubalgia, anche chi pratica rugby, tennis, basket, baseball e atletica leggera.

 

Il nostro centro di fisioterapia a Latina, è da sempre specializzato nello sport e nel recupero dalla pubalgia per atleti.

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Sintomi della pubalgia

Il sintomo più tipico del disturbo è rappresentato dal dolore, localizzato nell’area pubica, e con tendenza a irradiarsi verso la porzione antero-mediale della coscia o verso l’addome. Un campanello d’allarme spesso correlato a questa condizione è talvolta un tenesmo vescicale con sensazione di svuotamento incompleto dell’organo e tendenza a urinare spesso.

Nelle fasi iniziali il fastidio si avverte appena alzati dal letto la mattina e tende a scomparire con i movimenti quotidiani. Ma è proprio questo il momento di affidarsi a dei trattamenti fisioterapici mirati alla risoluzione del problema nella sua fase precoce. Adagiarsi e ignorare il fastidio, specie in uno sportivo, significa andare incontro alla sua fase acuta che richiederebbe un maggior lasso di tempo per la cura e il ritorno all’attività.

La prova provata che si è affetti da pubalgia la si può ottenere praticando una pressione nell’area pubica. Il dolore che si avverte è un sintomo evidente.

Problematiche correlate che influiscono sull’insorgere della pubalgia

Alcune delle cause principali che favoriscono l’insorgenza del disturbo sono ricollegabili a fattori più disparati. Talvolta è necessario indagare su calzature, superfici di allenamento, l’appoggio plantare, l’occlusione dentale, alcuni vizi posturali, perché facilmente responsabili di anomale tensioni muscolari.

Nelle gestanti invece, un ruolo piuttosto importante è ricoperto dall’azione dell’ormone relaxina che provoca una progressiva lassità della sinfisi pubica, dando una sintomatologia similare.

Il passaggio più importante in tutti i casi appena citati è quello di identificare con attendibilità i fattori eziologici della malattia in quanto il conseguente trattamento fisioterapico e la prevenzione dalla reinsorgenza della sintomatologia, dipende proprio da questi.

Riteniamo di fondamentale importanza cercare di indagare in sede anamnestica, tutte quelle situazioni che possono aver portato alla sindrome retto adduttori, perché spesso è il paziente stesso che con una precisa analisi delle sue sensazioni ci indica la strada più opportuna, ed è compito del clinico guidare il paziente per far emergere i tratti più importanti della sua condizione. Questo è un assioma valido per tutti i pazienti, a maggior ragione per chi, senza apparenti modifiche o traumi, può sviluppare una sintomatologia spesso di difficile interpretazione.

Trattamento della pubalgia con la fisioterapia

curare pubalgia fisioterapia

I mezzi farmacologici più consigliati sono ancora una volta i FANS, da assumere soprattutto all’esordio dei sintomi. Dal nostro punto di vista questo approccio è inutile per risolvere la sintomatologia, mentre invece è un coadiuvante molto importante in casi molto gravi, in cui addirittura possono essere temporaneamente compromesse anche semplici attività della vita quotidiana.

In caso di pubalgia accertata, il riposo deve essere assoluto per non sovraffaticare la zona dolente.

L’approccio fisioterapico è considerato un rimedio d’elezione in quanto è in grado sia di alleviare il dolore che di risolvere le cause scatenanti, programmando una gestione dell’atleta anche una volta terminato il percorso riabilitativo.

Trattandosi infatti di una patologia con evidente componente posturale, la possibilità di migliorare tale problematica diventa essenziale.

La fisioterapia quindi trova largo impiego sia nella fase post-acuta (dopo il necessario periodo di riposo forzato) che in quella cronica.

Pratiche fisioterapiche per trattare la Sindrome Retto Adduttoria

Come sempre nel nostro poliambulatorio Physiofit adottiamo un programma di riabilitazione funzionale basato sulle 5 fasi, come descritto in precedenti articoli e sul nostro sito.

Prima di passare al recupero funzionale è necessario applicare del ghiaccio sulla zona interessata per circa 2 o 3 volte al giorno, utile per far diminuire il livello di dolore avvertito.

In fase 1 si utilizza spesso una massoterapia drenante dei muscoli adduttori e appena possibile, compatibilmente con la sopportazione della pressione esercitata dal fisioterapista, anche massoterapia decontratturante sui gruppi muscolari coinvolti nella pubalgia più contratti. In questa fase possono essere utilizzate con successo la laserterapia o la tecarterapia.

Il recupero funzionale mediante attività fisica è finalizzato prima di tutto a creare mobilità del bacino e delle anche. Quindi in fase 2 si darà molta importanza all’esecuzione di esercizi di stretching personalizzato e posture, che non possono davvero mancare in un percorso fisioterapico per pubalgia.

Passiamo alla fase 3. Appena possibile occorre inserire e progressivamente incrementare il potenziamento dei muscoli addominali, nello specifico il muscolo trasverso dell’addome, poiché la loro forza incide molto positivamente sulla stabilizzazione della zona pubica e lombare. Tramite esercizi eccentrici, isometrici, isotonici e con elastici viene incentivato anche il trofismo, lo forza e la resistenza degli arti inferiori.

In fase 4 sono previsti anche interventi di coordinazione intermuscolare dello schema motorio attraverso oscillazioni e slanci degli arti inferiori.

Pubalgia e corsa

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La corsa può essere consigliata soltanto in fase post-acuta e comunque inizialmente per periodi brevi e sotto il continuo controllo del fisioterapista. Si può iniziare già in palestra durante la fase 3, per assicurare la ripetizione del gesto e iniziare a modulare l’allenamento a seconda del tipo di obiettivo che si vuole ottenere.

Durante la fase 5 che avviene sul campo, occorre concentrarsi sulla correzione di eventuali errori di esecuzione dei movimenti che il paziente si trova a compiere in situazioni di gioco. L’impiego di diverse andature da alternare ciclicamente ha infatti consentito di ottenere buoni riscontri, in particolare con la corsa calciata e il passo laterale.

Attenzione però: il rischio rimane quello di sforzare eccessivamente le fibre muscolari e quelle tendinee, responsabili di eventuali contratture estremamente dolorose che potrebbero amplificare la sintomatologia già presente. Questa è una situazione che si può presentare ad esempio quando si accelera eccessivamente il rientro di un atleta, mandandolo in campo coi compagni di squadra senza un adeguato allenamento del metabolismo aerobico e anaerobico.

Tempi di recupero per la pubalgia

Quanto tempo ci vuole per guarire dalla pubalgia? Questa è una domanda fondamentale, specialmente per un atleta che deve essere messo in condizione di rientrare in campo in sicurezza il più presto possibile.

I tempi di recupero dalla pubalgia variano a seconda della sua gravità e della conformazione muscolo-tendinea dell’atleta stesso.

Nei casi più facili, il recupero avviene in poche settimane ma ci sono altri casi in cui occorre aspettare molti mesi.

Se ad esempio il problema nasce da un problema posturale, affinché l’atleta non sia soggetto a ricadute, sarà necessario ripristinare prima la giusta postura. Altresì se la malocclusione dentale o un appoggio podalico scorretto determinano una evidente inclinazione alla patologia, sono queste che dovremo risolvere, anche coinvolgendo altre figure professionali (dentista, podologo,..)

Esercizi da fare in caso di pubalgia

Premesso che non è mai consigliato optare per il fai da te in caso di patologie così particolari come è appunto la pubalgia, vi presentiamo qualche esercizio che potete fare a casa sotto il controllo e in accordo con il vostro fisioterapista di fiducia.

Ricordiamo soprattutto che solo dopo che è passata la fase acuta è possibile approcciare all’esercizio fisico in caso di pubalgia.

Stretching dei muscoli adduttori, stretching del muscolo Ileopsoas, stretching dei glutei. Questi rappresentano esercizi fondamentali nell’approccio iniziale. Elasticizzando questi gruppi muscolari, possiamo creare sufficiente mobilità articolare all’articolazione coxofemorale (anca) e alleviare molte tensioni.

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Allungamento posturale secondo Méziéres. Come per gli esercizi appena descritti, in caso di una ridotta escursione dell’anca può essere opportuno valutare l’adozione di questo esercizio per liberare il bacino da anomale tensioni.

Rinforzo dei muscoli addominali. Torniamo a ripetere l’importanza di stabilizzare il tratto lombare mediante esercizi che coinvolgano tutti i muscoli addominali.

Rinforzo dei muscoli degli arti inferiori. Adduttori, flessori, quadricipite sono gruppi muscolari che devono essere in equilibrio tra loro. Lavorare sull’inguine, sull’anca o sull’addome, tralasciando questo aspetto può rappresentare un grave errore, in quanto le gambe potrebbero essere immaginate come ammortizzatori del corpo: un disequilibrio porta problemi più o meno tollerabili.

 


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